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Finanza & COVID: cosa abbiamo imparato?

La forte debolezza dei mercati, iniziata a febbraio e culminata nel mese di marzo dello scorso anno, ha generato del panico sui mercati e spaventato gli investitori, che si sono trovati di fronte un crollo profondo e repentino difficile da gestire. 

In momenti come questo, il ruolo del consulente finanziario assume una grande importanza sia nella gestione emotiva del momento sia nella capacità di discernere la qualità delle informazioni che si hanno a disposizione.

Con l’ausilio della finanza comportamentale, che aiuta a gestire l’emotività, il consulente finanziario diventa il referente con cui confrontarsi per governare al meglio una situazione ricca di preoccupazioni e incertezze, che deve essere gestita con la massima calma. Un rischio, infatti, da non sottovalutare è che, chi opera da solo, può essere travolto dalle paure e perdere così di vista gli obiettivi che si è prefissato.

Vediamo brevemente di capire che cosa si intende per finanza comportamentale. 

Si tratta di un settore degli studi economici che analizza le decisioni relative ai mercati finanziari utilizzando i principi di psicologia cognitiva legati al comportamento individuale e sociale.

Essa studia come la mancanza di razionalità può determinare comportamenti definiti.

Ad esempio, uno dei più comuni è la paura di perdere, ovvero preferire di evitare una perdita piuttosto che un guadagno potenziale, perché la prima è psicologicamente molto più difficile da sopportare.

Ci sono comportamenti che a volte gli individui assumono allontanandosi dalle aspettative razionali e, così facendo, possono con il loro atteggiamento contribuire a condizionare l’andamento dei mercati.

Può succedere quindi che alcune informazioni ottenute in particolari situazioni di stress emotivo, condizionino le decisioni del singolo, che vengono guidate o dalla paura o dall’avidità.

A proposito di quest’ultima, si può ricordare il caso di Tiscali che, nel 1999, vide il proprio valore aumentare del 2500% nell’arco di 5 mesi, per poi azzerare i guadagni nei 50 giorni successivi e da quel livello scendere ancora.

Oppure, che gli individui siano fortemente influenzati dal comportamento altrui e agiscano in base a quelle che sono decisioni assunte dalla massa, generando così quello che viene chiamato “effetto gregge”.

Nel concreto succede che gli investitori, per paura di commettere degli errori o per cogliere delle opportunità, seguono il comportamento altrui, senza una vera e propria motivazione.

Imitare dà un senso di sicurezza, perché si ritiene che gli altri possano avere informazioni migliori, senza rendersi conto che non ci sono validi motivi alla base di questo ragionamento.

Un esempio, a tale proposito, è la bolla dei tulipani scoppiata nel Seicento in Olanda. I tulipani erano diventati uno status symbol e avevano raggiunto prezzi elevatissimi, perché tutti volevano acquistarli.

Successe però, ad un tratto, che alcuni commercianti iniziarono a vendere e ci fu una vera e propria reazione a catena, con il crollo finale dei prezzi. 

Le pesanti correzioni a marzo dello scorso anno hanno spinto molti investitori a vendere, spaventati da quello che stava avvenendo, togliendo loro la possibilità di partecipare al recupero dei mercati. A volte la paura blocca l’azione, perché si teme di fare un salto nel vuoto. Il consulente finanziario svolge una funzione fondamentale nel gestire queste inclinazioni degli investitori, grazie al rapporto di fiducia che con quest’ultimi si instaura, e nel portarli a fare delle scelte razionali.

Bisogna infatti creare un processo decisionale che sia privo di emotività, comprendendo il carattere dell’investitore e le sue caratteristiche. Il consulente, nell’adempimento del suo ruolo, conosce questi errori cognitivi, sa come superarli e ha gli strumenti per poterlo fare.

Un altro fattore che pesa nelle fasi delicate dei mercati, quando c’è molta incertezza o consenso eccessivo, è la valutazione delle informazioni che si hanno a disposizione e che possono far commettere degli errori.

Nei mercati finanziari l’informazione è fondamentale, perché è su di essa che vengono assunte le decisioni che hanno delle ricadute sul mercato. Può accadere che i singoli titoli o gli stessi indici di borsa possano essere influenzati da informazioni false o fuorvianti, le cosiddette fakenews.

Di che cosa si tratta? Sono informazioni del tutto o parzialmente false, che sono diffuse in modo intenzionale attraverso tutti gli strumenti possibili ad amplificarne la diffusione, ma che sembrano plausibili e quindi più facili da condividere senza che se ne verifichi la fondatezza.

Per esempio, durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, lo stesso regolatore di controllo del mercato finanziario italiano, la Consob, afferma che la disinformazione è aumentata tanto che l’organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di “infodemia”, cioè della circolazione di informazioni in eccesso che rendono difficile una valutazione oggettiva su un determinato argomento per la difficoltà di trovare delle fonti affidabili. 

Inoltre, sempre in tema di informazioni, non va dimenticato che i mercati scontano in anticipo le notizie. Anche in questo caso, la figura di una persona competente, capace di interpretare con distacco le evoluzioni dei mercati, è essenziale.

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