L’inflazione è un fenomeno che indica un aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo. Le sue ricadute sul tessuto economico hanno un riflesso immediato su tutte le attività e anche sulla nostra quotidianità.
Dopo anni di assenza, siano entrati in un periodo in cui l’inflazione è in forte rialzo e, oltre a condizionare i mercati finanziari, ha un impatto diretto sulla vita di tutti i giorni.
L’inflazione è un tema molto articolato e apparentemente semplice sia da spiegare quanto da capire. Proprio per cercare di approfondire ogni sfaccettatura, abbiamo deciso di realizzare due puntate: resta con noi in questo primo episodio e ti aspettiamo per il secondo.
Partiamo! Prima di tutto, partiamo con la definizione di che cos’è l’inflazione.
In economia, essa indica una crescita generalizzata e continua dei prezzi nel tempo.
“Nelle economie di mercato i prezzi di beni e servizi possono subire variazioni in qualsiasi momento: alcuni aumentano, altri diminuiscono. Si ha inflazione quando si registra un rincaro di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa.
Questo significa che con un euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo”. È un indicatore importante perché condiziona il potere di acquisto delle famiglie e, più in generale, l’economia e la politica monetaria delle banche centrali.
Viene rilevata attraverso un indice dei prezzi al consumo. “In Italia se ne occupa dunque l’Istat che, sulla base dei prezzi di un insieme di beni e servizi, denominato paniere, rappresentativo dei consumi delle famiglie, calcola il suo indice dei prezzi al consumo. Nel paniere dei prezzi al consumo dell’Istat sono presenti per esempio, con diversi pesi, i prezzi dei prodotti di abbigliamento e delle calzature, dei prodotti alimentari, dei servizi sanitari, dei trasporti, dell’elettricità, dell’acqua e così via”.
L’Istat elabora tre indici principali dei prezzi al consumo:* l’indice dei prezzi al consumo Nazionale per l’Intera Collettività (Nic);
* l’indice dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (Foi) e
* l’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca, in inglese l’acronimo è HICP ossia Harmonised Index of Consumer Prices)sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Il termine “armonizzato” significa che tutti gli Stati membri dell’Unione europea adottano la stessa metodologia, assicurando la comparabilità dei loro dati”.
Entriamo un po’ più nel vivo. L’inflazione core è la misura dell’aumento medio dei prezzi che non tiene conto dei beni che presentano una forte volatilità di prezzo: in particolare quelli dell’energia e quelli alimentari. La definizione è utile per cogliere in modo più approfondito le dinamiche dei prezzi e mettere in atto le contromisure necessarie a limitarne la crescita entro gli obiettivi prefissati dalle autorità monetarie e dai governi.
Ma quali sono le cause dell’inflazione?
Ci possono essere divere cause che possono scatenare l’inflazione. In base a ciò che l’hanno provocata, bisognerà agire di conseguenza. Tuttavia, una volta che si innesca un processo di aumento generalizzato dei prezzi diventa difficile stimare in che misura esso sia determinato da una ragione o dall’altra. In line adi massima, si possono individuare due tipi di cause: endogene ed esogene. Le prime sono scrivibili ad aspetti che nascono all’interno di un paese e provocano un aumento generalizzato dei prezzi. Le seconde, invece, hanno origine da paesi esterni con cui si intrattengono rapporti commerciali, monetari e finanziari.
Fatta questa distinzione, l’inflazione può essere generata dai seguenti fattori:
1 – dalla domanda e dall’offerta.
L’eccesso di domanda e la diminuzione dell’offerta sono i fattori più comuni che causano l’aumento del tasso di inflazione. Quando un’economia o un’azienda non riesce a soddisfare la domanda dei consumatori, i prezzi dei beni aumentano. Ciò provoca l’aumento del tasso di inflazione
2- dai costi
I costi al rialzo fanno aumentare quelli di produzione dei beni aumenta. Alla fine, le imprese iniziano ad aumentare i prezzi e ciò riduce il potere d’acquisto dei consumatori.
3 – dall’eccesso di denaro
Il fenomeno dell’eccesso di denaro è strettamente legato al fattore domanda-offerta. Quando c’è un eccesso di denaro in un’economia, i consumatori ne traggono vantaggio. Essi acquistano di più e le scorte diminuiscono. Di conseguenza, i prezzi iniziano ad aumentare causando inflazione.
4 – da fattori economici intrinsechi
In ogni economia sono presenti alcuni fattori economici che causano l’aumento dei tassi di inflazione. Il tasso di crescita del Pil, la politica monetaria di un paese e i tassi d’interesse sono alcuni dei fattori chiave incorporati che causano l’aumento dei tassi d’inflazione.
L’inflazione produce degli effetti: vediamone assieme alcuni:
a. riduce il valore della ricchezza – agisce come una come una forma di tassa sul reddito e sulla ricchezza;
b. colpisce in modo sproporzionato la popolazione meno abbiente – i consumatori a basso reddito tendono a spendere una quota maggiore della loro disponibilità complessiva per i beni di prima necessità rispetto a quelli con redditi più elevati, e quindi hanno meno ammortizzatori contro la perdita di potere d’acquisto insita nell’inflazione;
c. tiene a bada la deflazione che è la diminuzione generalizzata dei prezzi, che, di fatto, genera un incremento del potere d’acquisto della moneta. E’ Il fenomeno opposto all’inflazione;
d. quando è alta, si autoalimenta da sola – un po’ di inflazione può essere un sintomo di un’economia sana e non è probabile che provochi un aumento delle aspettative di inflazione. Ma, quando il tasso d’inflazione accelera bruscamente e rimane elevato, le aspettative sull’inflazione futura iniziano a crescere di conseguenza. Quando tali aspettative aumentano, i lavoratori iniziano a chiedere aumenti salariali più consistenti e i datori di lavoro trasferiscono tali costi aumentando i prezzi della produzione, innescando una spirale salari-prezzi;
e. fa aumentare dei tassi di interesse – quando l’inflazione minaccia di superare l’obiettivo della banca centrale, i policymaker possono aumentare il tasso d’interesse, facendo lievitare i costi dei prestiti nell’intera economia e limitando l’offerta di moneta;
f. riduce i costi del servizio del debito – se il contratto è a tasso fisso prima dell’aumento dei tassi;
g. aumenta la crescita e l’occupazione nel breve periodo – nel breve termine, un’inflazione più elevata può portare a una crescita economica più rapida. Sebbene gli anni ’70 siano ricordati come un decennio di stagflazione, il Prodotto Interno Lordo (il PIL) reale degli Stati Uniti è aumentato in media del 3,2% all’anno tra il 1970 e il 1979, ben al di sopra del tasso di crescita media dell’economia da allora;
h. può causare dolorose recessioni – il problema del trade-off tra inflazione e disoccupazione è che, l’accettazione prolungata di un’inflazione più elevata per proteggere i posti di lavoro, può far salire le aspettative di inflazione al punto da innescare una spirale inflazionistica di aumenti dei prezzi e dei salari, come è accaduto negli Stati Uniti durante la stagflazione degli anni Settanta;
i. colpisce le obbligazioni e le azioni growth – le obbligazioni sono, normalmente, gli investimenti a basso rischio che forniscono un reddito da interessi regolare a un tasso fisso. L’inflazione, e in particolare quella elevata, compromette il valore delle obbligazioni. I titoli growth, che tendono a essere più costosi, sono notoriamente allergici all’inflazione che sconta più pesantemente il valore attuale dei loro flussi di cassa futuri, proprio come avviene per le obbligazioni ad alta duration;
j. favorisce i titoli immobiliari, energetici e le azioni value;
k. il settore immobiliare è storicamente servito come copertura dall’inflazione – poiché i proprietari possono proteggersi dall’inflazione aumentando gli affitti, anche se l’inflazione erode il costo reale dei mutui a tasso fisso;
l. l’aumento dei prezzi delle materie prime può provocare un’accelerazione dell’inflazione – una volta che questa si verifica le materie prime, e in particolare quelle energetiche, tendono a continuare a sovraperformare, anche se ciò può cambiare quando la crescita rallenta.
Fenomeno contrario all’inflazione, abbiamo visto è la deflazione che si indica un calo del livello generale dei prezzi, quindi un fenomeno opposto a quello dell’inflazione. Se si assistesse soltanto di una diminuzione del tasso di crescita del livello generale dei prezzi, quindi un calo dell’inflazione ma non consegni negativi, si assisterebbe ad un terzo fenomeno che prende il nome di disinflazione. La deflazione propriamente detta è in genere un fenomeno negativo.
Riepiloghiamo brevemente:
* Inflazione: aumento generalizzato dei prezzi che genera la conseguente perdita del potere d’acquisto;
* Disinflazione: è una riduzione dell’inflazione a seguito di un decremento del tasso di inflazione. Di conseguenza la crescita dei prezzi rallenta: per esempio, se il tasso di inflazione passa dal 6% al 2% la disinflazione è pari al 4% e i prezzi dei beni crescono di meno;
* Deflazione: è la diminuzione generalizzata dei prezzi, che, di fatto, genera un incremento del potere d’acquisto della moneta. E’ Il fenomeno opposto all’inflazione.
Anni fa abbiamo assistito a forti fenomeni inflazionistici che hanno preso il nome di iperinflazione.
Questa è una fase di inflazione acuta, dove vengono raggiunti valori così elevati da indurre, per contrastare la perdita di potere d’acquisto, a sostituire la moneta con valuta estera o addirittura a ricorrere a forme di baratto.
Un altro fenomeno macroeconomico che spesso abbiamo sentito parlare è la stagflazione. Questa parola rappresenta l’unione di due scenari dell’economia: la stagnazione e l’inflazione.
Di fatto, l’economia soffre contemporaneamente di un’elevata inflazione e di una crescita bassa o nulla (la stagnazione) del PIL.
Inflazione percepita ed inflazione dichiarata…. Altro tema discusso da tutti noi
A volte i consumatori percepiscono un livello d’inflazione superiore a quello riportato dal dato statistico. In base ad alcuni studi accademici, ciò può dipendere da diversi fattori, tra cui:
* gli aumenti di prezzo attirano maggiormente l’attenzione rispetto ai ribassi e alle situazioni di stabilità e vengono anche ricordati più a lungo;
* si notano di più gli acquisti frequenti e in contanti. Negli ultimi anni i prezzi di alcuni beni e servizi acquistati abitualmente hanno registrato aumenti superiori alla media, fra questi la benzina, il pane e i biglietti dell’autobus. Spesso prestiamo eccessiva attenzione alle variazioni di prezzo di queste voci di spesa quando pensiamo all’inflazione, che potremmo quindi essere portati a sovrastimare;
* si notano di meno gli acquisti poco frequenti e gli addebiti diretti. Una quota considerevole del bilancio delle famiglie è destinata a beni e servizi acquistati con minore frequenza, ad esempio autoveicoli e vacanze;* inflazione “personale”: lo IAPC si basa su un paniere medio di beni e servizi rappresentativo per tutte le famiglie. Tuttavia, quelle che risentono di livelli di inflazione superiori alla media potrebbero esserne maggiormente coscienti rispetto a quante beneficiano di tassi inferiori.
Esempio #1: se, rispetto ad altri beni e servizi, la benzina registra un rincaro notevolmente maggiore, i cittadini che si servono spesso dell’automobile possono percepire un tasso di inflazione superiore a quello misurato sullo IAPC poiché la loro spesa personale per la benzina è più alta della media.
Quanti non utilizzano invece l’automobile, o ne fanno un uso limitato, saranno soggetti a una minore inflazione personale.
* l’inflazione è calcolata su base annuale, ma con la memoria risaliamo a un passato più remoto;
* variazioni di prezzo e differenze qualitative: spesso identifichiamo il cambiamento del prezzo di listino di un bene o servizio con l’inflazione, ma talvolta ciò coincide anche con una modifica della qualità. Per tenere conto di questo aspetto, nel calcolo dello IAPC si detraggono le variazioni riconducibili a differenze qualitative.
Esempio #2: il prezzo degli autoveicoli può avere registrato un incremento, ma spesso i nuovi modelli includono caratteristiche di serie che prima venivano vendute come optional (ad esempio un sistema di navigazione satellitare, l’aria condizionata e gli airbag).
In questi casi il rincaro è parzialmente dovuto al miglioramento della qualità, non soltanto all’inflazione. Se i prezzi degli autoveicoli sono aumentati in media, poniamo, del 5% ma l’incremento della qualità ha rappresentato l’1%, lo IAPC riflette un rincaro del 4% per questo genere di consumo.