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Incertezza, coraggio e resilienza: la ricetta per affrontare i cambiamenti

Oggi vogliamo affrontare un tema che tocca da vicino tutti noi: l’incertezza economica. In particolare, parleremo di come l’aumento dell’inflazione, il rincaro del costo del denaro e le politiche monetarie restrittive delle banche centrali abbiano cambiato il contesto economico rispetto agli anni precedenti. Analizzeremo come questi fattori influiscano sui risparmi delle famiglie, sugli investimenti delle imprese e sulle scelte strategiche necessarie per navigare in questa fase così complessa.

Quando parliamo di incertezza economica, non ci riferiamo solo a una sensazione diffusa, ma a dati concreti. Secondo un’indagine condotta dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa su un campione di 927 aziende, il 61% degli intervistati ha dichiarato di avere difficoltà a formulare una previsione sull’andamento dell’economia italiana nel 2025. Questo dato dimostra quanto sia complicato prendere decisioni strategiche in un contesto così mutevole.

Nonostante questa incertezza generale, guardando all’interno delle loro aziende, gli imprenditori mostrano una visione leggermente più chiara. Solo il 37,2% si dichiara incerto sulle prospettive della propria attività. Inoltre, c’è un equilibrio quasi perfetto tra chi ritiene che il 2023 sarà un anno soddisfacente per la propria impresa, il 29,8%, e chi pensa che sarà un anno difficile, il 33%.

Questi dati, però, non sono sufficienti a generare uno slancio verso nuovi investimenti. Quasi quattro intervistati su dieci, il 39,5%, prevedono una riduzione degli investimenti, mentre solo il 14% dichiara di volerli aumentare. Anche sul fronte dell’occupazione, prevale la prudenza: il 66,5% delle aziende manterrà stabili i propri organici, mentre il 21,1% prevede di ridurli e solo il 12,2% pensa di aumentarli.

Non sono solo le imprese a essere colpite da questa situazione. Anche le famiglie italiane stanno affrontando difficoltà crescenti. Secondo l’Istat, dopo la fine dello stato di emergenza sanitaria nel 2022, nuovi fattori di criticità hanno iniziato a condizionare l’economia. Il rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, aggravato dal conflitto in Ucraina, ha portato a un aumento significativo dei costi di produzione e dei prezzi al consumo.

Nel primo trimestre del 2023, la fase più critica della crisi energetica si è attenuata, ma l’inflazione continua a influenzare consumi e salari reali. Parallelamente, ci sono stati segnali positivi: nel 2022, l’attività produttiva ha continuato a recuperare, il saldo commerciale è tornato in attivo e il mercato del lavoro ha registrato un aumento degli occupati e una diminuzione dei disoccupati e degli inattivi.

Nonostante questi dati incoraggianti, le politiche monetarie restrittive delle banche centrali hanno aggiunto un ulteriore elemento di pressione. Nel giugno 2023, la Banca Centrale Europea ha aumentato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il tasso di riferimento al 4%. Christine Lagarde ha dichiarato che ulteriori rialzi sono probabili a meno di cambiamenti radicali nello scenario economico.

Anche la Federal Reserve ha intrapreso un percorso simile, decidendo una pausa dopo 15 mesi di rialzi, ma senza escludere ulteriori interventi. Durante il forum di Sintra, i banchieri centrali hanno ribadito che i tassi continueranno a salire fino a quando non si osserverà un’inversione nell’andamento dell’inflazione.

Tutti questi fattori sollevano domande importanti: ci sarà una recessione? Vivremo in un mondo con un’inflazione più elevata? Quali saranno le conseguenze sul costo del denaro? Sebbene non ci siano risposte certe, una cosa è chiara: lasciare i risparmi o la liquidità aziendale su un conto corrente con una remunerazione minima non è la soluzione più efficace.

Secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani, tra dicembre 2021 e marzo 2023, il saldo complessivo di depositi e conti correnti in Italia è diminuito di oltre 61 miliardi di euro. Questi fondi sono stati utilizzati per far fronte all’aumento del costo della vita e per sostenere consumi e investimenti.

Le famiglie italiane, che a fine 2021 avevano depositi per 1.163 miliardi di euro, hanno visto una progressiva erosione della loro liquidità. Anche le imprese hanno subito una riduzione delle riserve liquide, passando da 428 miliardi di euro a fine 2021 a 423 miliardi a dicembre 2022.

Questi dati ci ricordano quanto sia importante adottare un atteggiamento proattivo nella gestione dei risparmi. Investire in soluzioni più remunerative può proteggere il potere d’acquisto e garantire una maggiore sicurezza finanziaria, sia per le famiglie che per le imprese.

Il consulente finanziario può essere un interlocutore prezioso per identificare le strategie più adatte alle esigenze specifiche di ciascuno. Un approccio personalizzato consente di ottimizzare i rendimenti, riducendo al minimo i rischi legati all’incertezza economica.

Tanti punti di domanda all’orizzonte, ma è fondamentale rimanere costruttivi e pianificare con attenzione per affrontare al meglio le sfide di questo contesto in continua evoluzione.

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