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Italia, un paese sempre più vecchio

L’invecchiamento della popolazione impone delle riflessioni sulla capacità delle società, così come sono organizzate, di fare fronte a nuove necessità, risultato del cambiamento demografico in corso.

Si tratta di identificare quali sistemi dovranno essere riformati, quali strutture dovranno essere realizzate e creare un’offerta adeguata a una popolazione la cui età media sta crescendo. Trovare risposte adeguate è compito, sia delle istituzioni pubbliche, quanto di quelle private.

Prima di tutto analizziamo la situazione demografica a livello mondiale.

Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, si prevede che la popolazione mondiale aumenterà di due miliardi di persone, passando dagli attuali 7,7 miliardi a 9,7 miliardi nel 2050, prima di raggiungere un picco di quasi 11 miliardi entro la fine del secolo, grazie al continuo calo del tasso di fertilità. Si stima che la metà della crescita della popolazione mondiale tra oggi e il 2050 proverrà da soli nove Paesi: India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Tanzania, Indonesia, Egitto e Stati Uniti d’America (in ordine decrescente di aumento). È probabile che la popolazione dell’Africa sub-sahariana raddoppi, mentre quella europea si riduca.

Nel frattempo, le persone sono in movimento. Mentre la percentuale di migranti internazionali è rimasta intorno al 3% della popolazione globale negli ultimi due decenni, il loro numero è aumentato di oltre la metà dal 2000. Allo stesso tempo, il numero di persone costrette a fuggire dalle proprie case è aumentato notevolmente a causa di conflitti prolungati e potrebbe aumentare ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale. La stragrande maggioranza dei flussi di rifugiati e migranti è diretta verso i Paesi del Sud del mondo. 
La situazione demografica in Europa non è tanto diversa.

Lo scoppio della pandemia COVID-19 ha cambiato l’Europa ed il mondo in un batter d’occhio. Avrà un impatto duraturo sul nostro modo di vivere e lavorare insieme e si è verificata in un momento in cui l’Europa stava già attraversando un periodo di profondi cambiamenti demografici e sociali. Il quadro offerto dal Rapporto Demografico della Commissione Europea presenta i principali fattori di cambiamento demografico e il loro impatto in Europa. Nei prossimi decenni, la quota e il numero di anziani nell’Ue aumenteranno.

Oggi il 20% della popolazione ha più di 65 anni ed entro il 2070 si prevede che sarà il 30%. La quota di persone sopra gli 80 anni dovrebbe più che raddoppiare, raggiungendo il 13% nel 2070. Questa tendenza sta avendo un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone e sulle nostre società. Il quadro che emerge evidenzia che, considerata la portata, la velocità e l’impatto che questa tendenza avrà su tutta la società, diventa importante, da parte dei singoli governi e dell’intera Unione Europea, considerare nuovi approcci e garantire che le politiche siano adatte allo scopo in un’epoca di grandi cambiamenti, dalla transizione verde e digitale alle nuove forme di lavoro e alla minaccia di pandemie.

Vorrei approfondire, assieme a voi, alcune tendenze in Europa.

Nel 2018 il 5,4% delle donne e il 2,2% degli uomini di età compresa tra i 18 e i 64 anni ha ridotto il proprio orario di lavoro o ha deciso un’interruzione dell’attività lavorativa di oltre un mese per assistere parenti malati o anziani con disabilità. Si prevede che il numero di persone potenzialmente bisognose di assistenza a lungo termine, nell’Unione Europea, aumenterà da 19,5 milioni nel 2016 a 23,6 milioni nel 2030 e a 30,5 milioni nel 2050. Il tasso di occupazione dei lavoratori anziani nell’UE rimane inferiore a quello dei giovani.

Il 59,1% delle persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni era occupato nel 2019, rispetto all’80,6% di tutte le persone di età compresa tra i 25 e i 54 anni, sempre per il 2019. Le pensioni sono la principale fonte di reddito per la maggior parte dei pensionati. Nel 2019 le pensioni delle donne nell’UE erano in media del 27,9% inferiori a quelle degli uomini. Le donne tendono a guadagnare meno, ad avere carriere più brevi e meno lineari, a lavorare part-time e ad assumersi più responsabilità di cura non retribuite.

Abbiamo dedicato un video dedicato al Women Empowerment. Se te lo fossi perso, vai a rivedertelo.
La situazione in Italia non è rosea.

Le previsioni sul futuro demografico in Itali, in base al rapporto dell’ISTAT del 2021, restituiscono un potenziale quadro di crisi. La popolazione residente è in decrescita: da 59,6 milioni al 1° gennaio 2020 a 58 mln nel 2030, a 54,1 mln nel 2050 e calerà a 47,6 mln nel 2070. Il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale. C’è una crisi demografica sul territorio: entro 10 anni l’81% dei comuni avrà subito un calo di popolazione, l’87% nel caso di comuni di zone rurali. È previsto in crescita il numero di famiglie, ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo.

Ci sono meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2040 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non avrà figli.

L’impatto dell’invecchiamento della popolazione sul piano economico e sociale comporta fondamentali conseguenze, collettive e individuali, arrivando a coinvolgere praticamente ogni settore della vita quotidiana. Inoltre, bisogna guardare ai possibili cambiamenti in chiave prospettica. Gli impatti di questo fenomeno possono essere così elencati:

* può modificare il potenziale di crescita economica di un paese

* può portare a rivedere l’organizzazione dei processi produttivi anche in relazione al mutamento prospettico della domanda di beni e servizi

* può alterare quantità e struttura del capitale umano a disposizione comportando un marcato effetto nel mercato del lavoro* porta appresso un importante fabbisogno di welfare

* può richiedere l’introduzione di ingenti riforme statali (come nel caso dell’Italia)

Nello specifico del welfare, per un paese come il nostro con un forte sistema di rete familiare e che fino a oggi ha permesso cure e assistenza a una vasta platea di individui anziani, si apre all’orizzonte una prospettiva di aumento del numero dei potenziali anziani nel volgere di qualche decennio. Nascono quindi alcune domande.

* Sino a quando il sistema italiano riuscirà a reggere l’urto?

* L’aumento della sopravvivenza può essere sostenibile o, al contrario, può mettere definitivamente in crisi la stabilità socioeconomica del paese? 

Sono domande complesse, la cui risposta non è immediata. Ciò che emerge, ancora una volta, è come pianificare la propria vita tenendo conto dell’aumento delle aspettative medie a essa legate sia fondamentale. Pensare al proprio futuro comporta quindi un’allocazione oculata delle risorse a disposizione, soprattutto di quelle finanziarie, per poter soddisfare non solo le necessità future, ma anche i desideri. Inoltre, vorremmo cogliere l’opportunità di fare una considerazione sul processo di invecchiamento della popolazione e di come quest’ultimo possa aprire una serie di opportunità per quella che viene definita la Silver Economy.

In altre parole, a causa dell’aumento dell’età media della popolazione, ci sarà una parte dell’economia, sia in termini di servizi, sia di prodotti, che sarà dedicata ai bisogni della popolazione più anziana e avrà, presumibilmente delle ricadute economico e sociali importanti.

Riteniamo che guardare all’invecchiamento solo in termini di aumento dei carichi sociali possa essere fuorviante, mentre pensiamo sia opportuno riflettere su quale sarà l’offerta a una domanda proveniente da una parte della popolazione con sempre maggior peso.

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