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L’oro Blu

Il tema di oggi è l’Oro Blu… L’acqua!

Questo tema si incastra nel più ampio scenario della Finanza Sostenibile.

L’idea di fondo rimane quella di garantire la “capacità di futuro”, cioè l’uso razionale delle risorse in modo da non compromettere la capacità delle risorse stesse di continuare a produrre valore nel tempo.

L’acqua è un bene prezioso ed insostituibile e per questo motivo deve essere preservata, perché la sua importanza è inestimabile per l’esistenza umana.

Le implicazioni sociali ed economiche aD essa legate, hanno dei risvolti nelle politiche di investimento che si focalizzano sulla preservazione di questo bene, chiamato anche “l’oro blu”, e costituiscono un importante tema cui prestare attenzione.

Se te li fossi persi, qui in alto ti lascio la playlist dedicata al mondo ESG on line già da alcune settimane.

Lo sapevi che il 22 marzo 2021 è stata la giornata annuale delle Nazioni Unite a sostegno del raggiungimento dell’obiettivo 6 di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, acqua e servizi igienico-sanitari per tutti?

I dati che emergono dall’Onu non sono incoraggianti: nel mondo tre miliardi di persone (su 7,7 miliardi) non hanno accesso all’acqua potabile.

Senza interventi efficaci, la situazione è destinata a peggiorare e si stima che, entro il 2050, saranno 5,7 miliardi a vivere in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno.

Entro il 2040, la domanda globale di energia è stimata ad aumentare di oltre il 25% e quella dell’acqua a crescere più del 50%.Tutto ciò in un contesto in cui il cambiamento climatico sta avendo forti impatti sull’utilizzo di questo bene prezioso, di cui spesso ci si dimentica l’importanza.

Lo stesso organismo internazionale ricorda come il valore dell’acqua superi di gran lunga il suo prezzo: un valore incalcolabile per l’ambiente e, quindi, per l’esistenza dell’essere umano.

Secondo la FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) solo l’1% di tutta l’acqua presente nel mondo è potabile e, affinché 240 stati a medio e basso reddito possano avervi accesso entro il 2030, occorreranno circa 114 miliardi di dollari ogni anno per i prossimi dieci anni.

L’edizione 2021 del Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali afferma che, entro il 2030, gli investimenti nelle infrastrutture igienico-sanitarie e per la fornitura idrica dovranno essere pari a circa 900-1.500 miliardi di dollari all’anno, circa il 20% del fabbisogno totale necessario per tutti i tipi di investimenti infrastrutturali.

Si tratta di un dato particolarmente rilevante.

E in Italia? Qual è la situazione?
Purtroppo, anche in Italia il quadro non è roseo.

Il Paese presenta il maggior prelievo di acqua potabile in Europa.

Secondo i dati dell’Istat rilevati tra il 2018 ed il 2019, nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei 109 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana è andata disperso il 37,3% dell’acqua immessa in rete, con importanti ripercussioni finanziarie e ambientali.

Le ragioni di tale spreco sono da ricercarsi in motivazioni di carattere fisiologico, la vetustà e rotture degli impianti e, infine, ad errori amministrativi nonché agli abusi.

L’inadeguatezza della rete idrica è da ricercarsi anche nella incapacità di trattenere acqua piovana e, attualmente, mancano 5 miliardi di metri cubi d’acqua, rispetto a 50 anni fa. Perché c’è questa crisi idrica?

Due sono le cause principali:

il cambiamento climatico

l’aumento della popolazione.

Il primo ha portato a periodi di siccità più frequenti, rendendo l’irrigazione del terreno più difficile e costringendo a un utilizzo molto più intenso delle falde acquifere.

L’innalzamento medio delle temperature e la violenza dei fenomeni atmosferici, la cui concentrazione e intensità impedisce un adeguato assorbimento delle precipitazioni, ha causato danni ambientali ingenti.

La seconda ha visto una distribuzione disomogenea della popolazione, con concentrazioni molto elevate nelle aree metropolitane, che ha portato ad un forte incremento della domanda là dove o non ci sono risorse sufficienti o mancano infrastrutture adeguate.

E quindi, che cosa bisogna fare?
Oltre alla necessità di modificare i comportamenti quotidiani, soprattutto nei luoghi dove il problema dell’approvvigionamento idrico è più acuto, occorre fare investimenti e, soprattutto, trovare delle nuove modalità di utilizzo dell’acqua grazie all’innovazione tecnologica.

Si va dall’osservazione satellitare del clima, per stimare l’utilizzo delle risorse a disposizione, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per gestire efficacemente le reti di distribuzione, dal filtraggio al riciclo dell’acqua, dallo stoccaggio delle acque all’ottimizzazione delle reti fognarie, sino ad arrivare a uno smaltimento dei rifiuti che non vada a intaccare le falde acquifere.

Ma allora, perché investire nell’acqua?
Perché gli investimenti da fare sono elevati e, soprattutto, necessari affinché questa risorsa rimanga disponibile.

Ma, la cosa più importante, e che può fare la differenza, è che gli investitori possono veicolare capitale verso quelle aziende che si dimostreranno virtuose nell’utilizzo dell’acqua o che svilupperanno tecnologie e sistemi che ne razionalizzano ed efficientano l’utilizzo.

Così facendo si otterranno due risultati: si opera un investimento nel lungo termine in un settore con tassi di crescita interessanti si migliora la qualità della vita, nel rispetto dell’ambiente.

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