L’oro: bene rifugio e strumento di diversificazione.
L’oro può essere considerato come un asset class che, storicamente, conserva il proprio valore nei periodi di forte turbolenza finanziaria e incertezza da un punto di vista, sia economico, sia politico. Il metallo giallo può quindi fungere da bene rifugio, che permette di proteggere il patrimonio nei momenti di instabilità dei mercati, ma anche da strumento di diversificazione all’interno di un portafoglio d’investimento.
L’oro è l’elemento chimico di numero atomico 79 e il suo simbolo è Au. È un metallo di transizione tenero, pesante, duttile, malleabile di colore giallo, dovuto all’assorbimento delle lunghezze d’onda del blu dalla luce incidente. È stato adoperato fin dall’antichità per coniare monete e, prima dell’avvento della moneta fiat (dal latino “sia fatta”, cioè creata dal nulla, com’è quella odierna) è stato usato come controvalore per le emissioni valutarie degli stati, come avveniva all’interno del cosiddetto Gold Standard. Si usa inoltre in gioielleria, odontoiatria e nell’industria elettronica.
A settembre del 2021, le riserve auree nel mondo ammontavano a circa 31.695 tonnellate. Le prime dieci banche centrali con le maggiori riserve sono rimaste relativamente invariate negli ultimi anni.I primi 10 paesi con le maggiori riserve sono… e ricordate che sono tonnellate1. Stati Uniti – 8.1332. Germania – 3.3593. Italia – 2.4524. Francia – 2.4365. Russia – 2.2996. Cina – 1.9487. Svizzera – 1.0408. Giappone – 8469. India – 75410. Paesi Bassi – 612
È doveroso ricordare che una riserva aurea è l’oro detenuto dalla banca centrale di una nazione.
L’estrazione dell’oro è un’attività globale con operazioni in tutti i continenti, tranne l’Antartide, e viene estratto da miniere di tipo e dimensioni molto diverse. In una prossima puntata parleremo del processo utilizzato per estrarre l’oro: continuate a seguirci per non perdere questo interessante contenuto!
A livello nazionale, nel 2021 la Cina è stata il maggior produttore mondiale e ha rappresentato circa il 9% della produzione globale totale. Questa immagine evidenzia il primato detenuto della Cina, seppur di poco rispetto la Russia.
L’oro è stato utilizzato dall’uomo fin dalla preistoria; molto probabilmente è stato il primo metallo mai usato dalla specie umana (anche prima del rame), per la manifattura di ornamenti, gioielli e oggetti rituali. È stato a lungo considerato uno dei metalli più preziosi e il suo valore è stato usato come base per le valute di molti stati in vari periodi storici. Le prime monete d’oro vennero coniate dal re Creso, sovrano della Lidia, nell’Asia Minore occidentale, dal 560 a.C. al 546 a.C..
Dall’antichità fino all’Alto Medioevo il sistema utilizzato per il conio fu un sistema monometallico, ovvero basato sull’utilizzo di un solo materiale prezioso – oro, argento o rame – nella realizzazione delle monete. In questo modo, valore intrinseco e valore reale tendevano a coincidere perfettamente.
Tuttavia, dopo il 1200, iniziò la pratica di coniare monete utilizzando maggiori quantitativi di materiali non preziosi, che con il tempo rese incerto il rapporto sul valore reale della moneta. A partire dal XIV secolo l’utilizzo delle monete di metallo prezioso entrò in crisi, perché era impossibile controllare l’offerta di moneta e la sua trasportabilità.
A partire dal ‘300 i banchieri italiani e fiamminghi iniziarono così a emettere titoli cartacei: la moneta “aurea” iniziava a “smaterializzarsi”, trasformandosi in banconota, pur mantenendo il suo legame con il metallo prezioso – il più delle volte l’oro – che continuava a essere il materiale in grado di indicarne e stabilirne il valore.
Con il passare del tempo, la circolazione delle banconote divenne sempre maggiore, grazie alla nascita di istituti di credito che ne effettuavano la stampa: una tra le prime banche a emettere banconote in modo costante fu la Bank of England. Sull’esempio inglese molti stati europei, a cavallo tra 1700 e 1800, iniziarono a dotarsi di banche nazionali cui spettava il compito di convertire il metallo prezioso in cartamoneta.
Con il tempo l’oro da moneta circolante era diventato quindi una riserva di valore custodita nelle banche. Nella teoria, gli istituti di credito avrebbero dovuto garantire la piena convertibilità della banconota in oro o in altri materiali, ma nei fatti l’emissione di cartamoneta era frequentemente maggiore delle stesse riserve di metallo prezioso depositate. Occorreva quindi un nuovo sistema in grado di regolare l’emissione delle banconote in funzione della disponibilità dei materiali preziosi, in modo da rendere stabile l’assetto finanziario dei singoli stati e di regolare gli scambi commerciali internazionali.
La soluzione al problema venne trovata sempre in Inghilterra, dove il governo inglese decise di puntare unicamente sull’oro come metallo prezioso e di regolamentare il sistema monetario in vigore. Nacque così il Gold Standard: attraverso il Bank Charter Act del 1844 veniva stabilito che alla sola Banca d’Inghilterra spettasse il compito di emettere nuove banconote; ogni nuova emissione doveva inoltre essere coperta da un uguale ammontare di oro presente nella banca.
In questo modo, il totale di moneta circolante restava in una costante proporzione con la riserva aurea, evitando squilibri nel sistema finanziario e nel mercato interno. Veniva così introdotto un rapporto di cambi fissi tra diverse valute nazionali, al fine di avere un sistema ordinato in grado di regolamentare i rapporti finanziari tra stati.
La prima nazione ad uniformarsi al sistema inglese fu la Germania appena unificata nel 1871, mentre, a fine secolo, aderirono anche nazioni importanti come Russia e Stati Uniti, rendendo il Gold Standard il sistema finanziario principale che avrebbe regolato l’economia mondiale per diverso tempo. Il Gold Standard rimase in vigore sino alla fine della Seconda guerra mondiale, quando fu chiaro che sarebbe stato necessario un nuovo sistema internazionale.
Il progetto fu elaborato alla conferenza di Bretton Woods negli Stati Uniti nel 1944. Il dominio politico ed economico degli Stati Uniti richiedeva che il dollaro fosse al centro del sistema. Dopo il caos del periodo tra le due guerre, si era radicalizzato un desiderio di stabilità, con tassi di cambio fissi considerati essenziali per il commercio, ma anche di maggiore flessibilità rispetto al tradizionale Gold Standard.
Il sistema elaborato fissava il dollaro all’oro alla parità esistente di 35 dollari per oncia, mentre tutte le altre valute avevano tassi di cambio fissi, ma regolabili, rispetto al dollaro. A differenza del Gold Standard classico, i controlli sui capitali erano consentiti per permettere ai governi di stimolare le loro economie senza subire le sanzioni dei mercati finanziari.
Nel 1961, mantenere questo prezzo era diventato arduo: le banche centrali degli Stati Uniti d’America e dell’Europa cominciarono a coordinare le loro azioni per mantenere il prezzo stabile contro le forze di mercato. Il 17 marzo 1968 le circostanze economiche causarono il fallimento di questi sforzi congiunti; venne introdotto un doppio regime, che fissava il prezzo dell’oro a 35 dollari/oncia per le transazioni valutarie internazionali, lasciandolo però libero di fluttuare per quanto concerneva gli scambi tra privati.
Questo doppio regime fu abbandonato il 15 agosto 1971, quando gli USA abolirono la convertibilità del dollaro in oro e il suo prezzo fu lasciato libero di variare in accordo alle leggi di mercato. Le banche centrali possiedono ancora oggi riserve auree a garanzia del valore delle proprie valute.
L’oro ha anche un valore emotivo, culturale e finanziario. Esso viene acquistato da persone diverse in tutto il mondo per motivi differenti, che sono influenzati da fattori socioculturali nazionali, dalle condizioni del mercato locale e da fattori macroeconomici più ampi.
I gioielli in oro rappresentano la maggiore fonte di domanda annuale di oro per settore. Negli ultimi decenni è diminuita, ma rappresenta ancora circa il 50% della domanda totale di oro. L’India e la Cina sono di gran lunga i maggiori mercati della gioielleria e insieme rappresentano oltre il 50% del totale globale. I mercati asiatici e mediorientali sono dominati dalla domanda di oro più puro e a più alta caratura.
L’oro ha proprietà uniche come asset class. Quando i mercati attraversano una fase di incertezza, investire in oro diventa una delle scelte da parte dei risparmiatori, considerato che viene considerato come bene rifugio per eccellenza, soprattutto nei momenti di crisi e/o nei periodi caratterizzati da una forte inflazione. Esistono diversi modi per affrontare un investimento in oro perché, oltre all’oro fisico, c’è anche la possibilità di investire nell’oro finanziario.
Esso può essere oggetto di investimento, al pari di un’altra materia prima, per proteggere il proprio capitale o per diversificare il proprio portafoglio d’investimento. L’oro ha solitamente una bassa correlazione con il mercato azionario e obbligazionario e con i mercati emergenti, quindi assolve il suo compito di diversificare i portafogli d’investimento.
L’oro riveste un ruolo importante nelle riserve globali delle banche centrali, che ne detengono una quantità significativa. La crisi finanziaria del 2008 ha provocato un cambiamento fondamentale nel comportamento delle banche centrali nei confronti dell’oro, incoraggiando una rivalutazione del suo ruolo e della sua importanza nella gestione delle riserve.
Le banche centrali dei mercati emergenti hanno aumentato gli acquisti ufficiali di oro, mentre le banche europee hanno cessato le vendite e il settore rappresenta ora una fonte significativa di domanda annuale di oro.
L’oro è utilizzato come metallo industriale in un’ampia gamma di applicazioni, ma la domanda è trainata dal settore dell’elettronica, che rappresenta circa l’80% dell’oro utilizzato nella tecnologia. Il metallo è onnipresente nella maggior parte delle applicazioni dell’elettronica di consumo e dell’automotive, dove le sue proprietà chimiche e fisiche si combinano per renderlo insostituibile in molti dispositivi di fascia alta. La tendenza all’elettrificazione sta sostenendo la domanda di oro nel settore, con la maggior parte dei tipi di chip semiconduttori che utilizzano il metallo come rivestimento o sotto forma di sottili fili di collegamento.
Il 2022 è stato l’anno più forte per la domanda d’oro in oltre un decennio. I colossali acquisti delle banche centrali, aiutati da un vigoroso acquisto da parte degli investitori al dettaglio e da un rallentamento dei deflussi dagli ETF, hanno fatto salire la domanda annuale ai massimi da 11 anni a questa parte. La domanda annuale di oro (escluso l’OTC, quindi il mercato non regolamentato) è balzata del 18% a 4.741 tonnellate, quasi al pari del 2011 – un periodo di eccezionale domanda di investimenti.
Il forte totale dell’intero anno è stato favorito dalla domanda record del quarto trimestre, pari a 1.337 tonnellate. Nel 2022 il consumo di gioielli si è leggermente attenuato, con un calo del 3% a 2.086 tonnellate. Gran parte della debolezza si è manifestata nel quarto trimestre, in concomitanza con l’impennata del prezzo dell’oro. La domanda da investimento ha raggiunto le 1.107 tonnellate, segnando un +10% nel 2022.
La domanda di lingotti e monete d’oro è cresciuta del 2% a 1.217 tonnellate, mentre le disponibilità di ETF d’oro sono diminuite in misura minore rispetto al 2021, contribuendo ulteriormente alla crescita totale degli investimenti. Le fluttuazioni trimestrali della domanda OTC si sono ampiamente compensate nel corso dell’anno. Un secondo trimestre consecutivo di forte domanda da parte delle banche centrali (+417 tonnellate) ha portato gli acquisti annuali nel settore a un massimo di 1.136 tonnellate, la maggior parte dei quali non dichiarati.
La domanda di oro nel settore tecnologico ha subito un brusco calo nel quarto trimestre, che ha portato a una diminuzione del 7% nell’intero anno.
Il deterioramento delle condizioni economiche globali ha ostacolato la domanda di elettronica di consumo. L’offerta annuale totale di oro è aumentata del 2% nel 2022, raggiungendo le 4.755 tonnellate. La produzione mineraria è aumentata fino a raggiungere un massimo quadriennale di 3.612 tonnellate.
Quale esposizione avere al metallo prezioso all’interno di un portafoglio è un quesito che puoi porre a noi o al tuo consulente finanziario: avrai così la possibilità di valutare come è strutturato il tuo patrimonio, il livello di diversificazione dei tuoi investimenti e consigliarti le soluzioni più idonee al tuo profilo di rischio.