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L’Intelligenza Artificiale – Puntata #2

L’intelligenza artificiale è una disciplina scientifica nata in seno all’informatica.

Oggi la ritroviamo nei più svariati ambiti e anche negli aspetti della nostra vita quotidiana. Il suo utilizzo affascina, ma, contestualmente, intimorisce per le diverse ricadute in campo economico, sociale ed etico.

Dopo aver introdotto che cosa è l’intelligenza artificiale e in quali ambiti può essere usata, è opportuno fare delle considerazioni in merito ai pro e ai contro ad essa legati.

Innanzitutto, partiamo da alcuni dati che sono stati presi da uno studio fatto dal parlamento europeo:* 175 zettabyte. Il volume dei dati prodotti nel mondo dovrebbe passare da 33 zettabyte nel 2018 a 175 zettabyte nel 2025. Un zettabyte equivale a mille miliardi di gigabyte.

* 11% – 37%. È l’aumento stimato della produttività del lavoro grazie all’AI, entro il 2035.

* 1,5% – 4%. È la riduzione delle emissioni globali di gas serra entro il 2030, attribuibile all’uso dell’AI.

* Il 14% dei posti di lavoro nei paesi dell’OCSE sono automatizzabili.

Un altro 32% dovrebbe affrontare cambiamenti sostanziali.* Il 61% degli europei guarda positivamente all’AI e ai robot, ma l’88% pensa che ci voglia una gestione attenta. Gli europei, per la sicurezza delle connessioni, chiedono una regolamentazione più rigorosa dell’intelligenza artificiale nel processo decisionale. 

Ma quali sono i rischi ed i vantaggi dell’intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale è sempre più presente nelle nostre vite e ciò può comportare rischi ma anche vantaggi per la sicurezza, le imprese, l’occupazione e la democrazia. Il parlamento europeo ha istituito una commissione che ha esaminato l’impatto della tecnologia e proposto una tabella di marcia dell’UE a lungo termine verso l’AI. Vediamo quali sono le opportunità e i rischi delle future applicazioni dell’intelligenza artificiale che vengono prese in esame da un documento apparso sul sito del parlamento europeo. Nel link che vi lasciamo, sono riportati alcuni commenti presi dal sito del parlamento europeo.

Abbiamo parlato di vantaggi che si possono concretizzare così: per i cittadini: potrebbe significare una migliore assistenza sanitaria, automobili e altri sistemi di trasporto più sicuri e anche prodotti e servizi su misura, più economici e più resistenti. Può anche facilitare l’accesso all’informazione, all’istruzione e alla formazione. per le imprese: può consentire lo sviluppo di una nuova generazione di prodotti e servizi, anche in settori in cui le aziende europee sono già in una posizione di forza come l’economia circolare, l’agricoltura, la sanità, la moda e il turismo.

Per i servizi pubblici: può ridurre i costi e offrire nuove opzioni nel trasporto pubblico, nell’istruzione, nella gestione dell’energia e dei rifiuti e migliorare la sostenibilità dei prodotti.

Per la democrazia: le verifiche basate sui dati, la prevenzione della disinformazione e degli attacchi informatici e l’accesso a informazioni di qualità possono contribuire a rafforzare la democrazia.

Sosterrebbero anche la diversità e l’uguaglianza di opportunità, ad esempio, attenuando i pregiudizi in materia di assunzione attraverso l’uso di dati analitici.

Per la sicurezza: potrà essere usata nella prevenzione dei reati e come ausilio nella giustizia penale. Essa viene già usata dalle piattaforme online per individuare e rispondere a pratiche illegali o inappropriate in rete. In campo militare, l’intelligenza artificiale potrebbe essere usata per la difesa e le strategie di attacco in caso di crimini informatici o per attaccare obiettivi chiave nella lotta informatica.

…e dopo i vantaggi… i rischi
Il primo è l’abuso ed il sottoutilizzo dell’intelligenza artificiale: non usare l’intelligenza artificiale in tutto il suo potenziale è un rischio. Il sottoutilizzo ha diverse cause, a partire dalla diffidenza del pubblico e delle imprese, fino a infrastrutture carenti, mancanza di iniziativa imprenditoriale, investimenti bassi, frammentazione dei mercati digitali. Ma anche l’abuso è un problema. Ad esempio, non deve essere usata per problemi per cui non è adatta, come per spiegare o risolvere complesse questioni sociali.

La responsabilità civile: una sfida importante è determinare chi sia responsabile per i danni causati da un dispositivo o servizio azionato dall’intelligenza artificiale: in un incidente in cui è coinvolta un’auto a guida autonoma, i danni devono essere ripagati dal proprietario, dal costruttore o dal programmatore?

La democrazia: i risultati prodotti dall’AI dipendono da come viene progettata e da quali dati vengono immessi. Questo processo può essere influenzato intenzionalmente o meno. L’AI può anche minacciare la protezione dei dati e il diritto alla vita privata. Può essere usata, ad esempio, in dispositivi per il riconoscimento facciale o per la profilazione online.

Inoltre, è capace di mettere insieme le informazioni che acquisisce su una persona senza che questa ne sia a conoscenza. La minaccia per la democrazia, rappresentata dall’intelligenza artificiale, passa per l’informazione, per esempio attraverso la creazione di “bolle” in rete, dove i contenuti sono presentati in base a come l’utente ha interagito in passato, invece di creare un ambiente aperto per un dibattito a più voci, inclusivo e accessibile. Può anche essere usata per creare immagini, video e audio falsi ma estremamente realistici, noti come deepfake, che possono essere usati per truffare, rovinare la reputazione e mettere in dubbio la fiducia nei processi decisionali.

La concorrenza: l’accumulo di informazioni potrebbe anche portare a una distorsione della concorrenza, in quanto le parti con maggiori informazioni potrebbero ottenere un vantaggio e cercare di eliminare i concorrenti.

La sicurezza- Le applicazioni di intelligenza artificiale che sono a contatto o anche integrate del corpo umano possono essere pericolose se mal progettate, utilizzate in modo improprio o hackerate. Un uso non regolamentato dell’intelligenza artificiale negli armamenti potrebbe condurre a una perdita di controllo su armi distruttive.

La trasparenza: le disuguaglianze nell’accesso alle informazioni potrebbero essere sfruttate a discapito degli utenti. Un altro problema di trasparenza è che potrebbe non essere chiaro per l’utente se sta interagendo con una persona o con un sistema di intelligenza artificiale.

Il mondo del lavoro: potrebbe portare alla scomparsa di molti posti di lavoro. Anche se ne verranno creati altri e migliori, è cruciale che ci sia l’adeguata formazione affinché i disoccupati possano accedervi e affinché ci sia una forza lavoro qualificata a lungo termine.

Su quest’ultimo aspetto, è interessante considerare quanto emerso da un recente sondaggio fatto da Hunters Group su 800 candidati. Da quest’ultimo emerge che solo il 15% degli italiani pensa che le macchine intelligenti possano sostituire gli esseri umani (ad esempio ChatGpt). Il 40,5%, invece, non lo ritiene possibile per nulla, considerando insostituibile il valore aggiunto della persona nella quotidianità lavorativa. Il restante 44,5%, ovvero la maggioranza degli intervistati, sostiene che in parte queste novità tecnologiche potranno influire su alcune professioni per come le conosciamo oggi, magari portando anche dei benefici alle attività e ottimizzandole.

Quindi l’intelligenza artificiale può essere un alleato per il mercato del lavoro, o c’è il rischio che possa sostituire gli esseri umani? Il mercato del lavoro ha subito, negli anni, diverse trasformazioni che hanno dato vita a nuovi profili professionali o richiesto diverse competenze a quelli esistenti. Vedere l’intelligenza artificiale come un nemico rischia di tradursi in un atteggiamento miope, che non coglie i potenziali benefici di un’innovazione tecnologica. 

L’idea di ‘una macchina che pensa’ risale all’antica Grecia (la famosa macchina di Anticitera; qualora non la conosceste vi lasciamo il link per andare a scoprirla.

Dall’avvento dell’informatica ci sono stati eventi importanti e pietre miliari nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale che è bene ricordare:

* 1950: Alan Turing pubblica Computing Machinery e Intelligence (Macchine calcolatrici e intelligenza)

* 1956: John McCarthy utilizza il termine ‘intelligenza artificiale’ alla prima conferenza sull’AI al Dartmouth College. (McCarthy avrebbe successivamente inventato il linguaggio Lisp).

Nello stesso anno, Allen Newell, J.C. Shaw e Herbert Simon creano il Logic Theorist, il primo programma software AI eseguito.* 1967: Frank Rosenblatt crea il Mark 1 Perceptron, il primo computer basato su una rete neurale che ‘apprende’ tramite prove ed errori. Solo un anno più tardi, Marvin Minsky e Seymour Papert pubblicano un libro intitolato Perceptrons, che diventa tanto il lavoro di riferimento sulle reti neurali quanto, almeno per un periodo, un argomento contro i futuri progetti di ricerca sulle reti neurali.

* Anni 1980: le reti neurali, che utilizzano un algoritmo di retropropagazione, possono addestrare sé stesse diventando di ampio utilizzo nelle applicazioni di AI.

* 1997: Deep Blue di IBM batte il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, in una partita a scacchi (con rivincita).

* 2011: IBM Watson batte i campioni Ken Jennings e Brad Rutter a Jeopardy!

* 2015: il supercomputer Minwa di Baidu utilizza uno speciale tipo di rete neurale profonda chiamata rete neurale convoluzionale per identificare e categorizzare le immagini con una velocità di precisione superiore rispetto alla media umana.

* 2016: il programma AlphaGo di DeepMind, basato su rete neurale profonda, batte Lee Sodol, il campione del mondo di Go, in un match di cinque partite. La vittoria è significativa dato l’enorme numero di mosse possibili man mano che il gioco progredisce (oltre 14,5 trilioni dopo appena quattro mosse).

Sono tappe che segnano uno sviluppo tecnologico significativo che è stato guidato dall’uomo ed è importante ricordarlo. Guardiamo al futuro con mente aperta, pronti a cogliere le innovazioni che aiutano a rendere migliore la nostra vita. Noi lo facciamo costantemente nel nostro lavoro, e siamo sicuri di potervi offrire un servizio migliore.

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