“E” come Environment.
E’ una delle voci dell’acronimo ESG che riguarda i temi legati all’ambiente.
Questo criterio considera i rischi connessi ai cambiamenti climatici, alle emissioni di CO2 (biossido di carbonio), all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, agli sprechi e alla deforestazione.
L’analisi di questi fattori viene fatta sia qualitativamente sia quantitativamente, al fine di monitorarne l’andamento e dimostrare quali sono le società che sono più efficienti e virtuose nell’utilizzo delle risorse naturali.
Nell’ultimo anno si sente sempre più parlare di sostenibilità in relazione alle scelte di investimento e, in particolar modo, dell’utilizzo dei criteri ESG, acronimo usato in ambito economico e finanziario che sta per” Environmental, Social and Governance”, ovvero: ambiente, società e governance.
In questo numero e in quelli successivi ci si occuperà di analizzare queste tre componenti, al fine di capire nel dettaglio quali sono gli aspetti cui fanno riferimento.
“E” come “environment”.
Questo criterio considera i rischi legati ai cambiamenti climatici, alle emissioni di CO2 (biossido di carbonio), all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, agli sprechi e alla deforestazione e permette di analizzare come l’azienda in cui si vuole investire si rapporta nei confronti di tali aspetti.
Nel concreto, si indaga la dipendenza dai combustibili fossili, qual è l’utilizzo di risorse idriche, se si smaltiscono in modo corretto i rifiuti e se si è partecipi di attività di disboscamento.
L’analisi viene fatta non solo in termini qualitativi, ma anche quantitativi perché è importante dare un ordine di grandezza a tali fattori, al fine di monitorarne l’andamento e dimostrare quali sono le società che sono più efficienti e virtuose nell’utilizzo delle risorse naturali.
Come è noto, il cambiamento climatico è uno dei rischi più importanti del nostro pianeta: un parere condiviso non solo dagli scienziati ma anche dalla popolazione che subisce gli effetti, spesso disastrosi, associati all’innalzamento delle temperature.
Poiché questo fenomeno avrà delle conseguenze su tutte le attività e l’umanità nel suo complesso, è aumentata la sensibilità delle organizzazioni governative e non ad adottare delle misure perché si fermi il surriscaldamento terrestre.
La ventunesima conferenza sui cambiamenti climatici (COP21) ha messo in primo piano la transizione energetica globale, con l’obiettivo di mantenere sotto i 2 gradi Celsius l’aumento della temperatura in questo secolo.
La stessa Commissione europea ha lanciato un piano, il Green Deal (che potrebbe tradursi in almeno 1.000 miliardi di euro per gli investimenti sostenibili nel corso del prossimo decennio), il cui obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, rivedendo anche le leggi attualmente vigenti per promuovere forme di attività economica che favoriscano l’economia circolare, la biodiversità e l’innovazione all’interno di tutte le attività umane.
Anche tra gli investitori è cresciuta la consapevolezza di quanto sia necessario guardare a questi aspetti soprattutto in tema di sostenibilità dei propri investimenti ed esaminare quali misure le singole aziende abbiano adottato per contenere l’impatto delle loro attività sull’ambiente.
L’indiscriminato utilizzo delle risorse naturali e l’inquinamento hanno rotto degli equilibri all’interno dell’ecosistema, con delle ricadute negative sulla quotidianità e il benessere degli individui.
Ma non solo, tutto ciò ha provocato anche dei danni importanti a imprese che si sono trovate di fronte alla necessità di rivedere il proprio modello di business per poter continuare a sopravvivere e a crescere.
Proprio per queste ragioni, diventa sempre più dirimente capire come le singole aziende stiano contrastando il cambiamento climatico e quali nuove tecnologie siano state sviluppate per raggiungere tale obiettivo al fine di abbassare così facendo, il proprio profilo di rischio e, potenzialmente, aumentare gli utili futuri.
È iniziato un processo che chiede sempre più responsabilità a chi detiene e gestisce delle risorse, anche da parte degli stessi investitori che, in qualità di azionisti, possono influenzare le scelte di una azienda.
In merito alla componente “Environment” è importante ricordare che l’UE ha redatto una tassonomia delle attività eco-compatibili, cioè una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili da un punto di vista ambientale.
Essa individua sei obiettivi ambientali e climatici: mitigazione del cambiamento climatico, adattamento al cambiamento climatico, uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine, transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti, prevenzione e controllo dell’inquinamento e protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.
Per essere considerati eco- compatibili, è necessario: contribuire positivamente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali, non produrre impatti negativi su nessun altro obiettivo ed essere svolta nel rispetto di garanzie sociali minime (per esempio, quelle previste dalle linee guida dell’OCSE e dai documenti delle Nazioni Unite).