Nella prima puntata di questo argomento “scottante” abbiamo percorso la storia delle patrimoniali in Italia, una breve comparazione con i nostri partner europei, ed il gettito tributario che l’Italia incassa annualmente.
Dopo tutto quanto ricordato, l’Europa, come sta reagendo? Il modello europeo di sviluppo economico e della sostenibilità fiscale ha due obiettivi:
• Ridurre le imposte sui redditi e sui capitali
• Aumentare le imposte sui consumi e gli immobili
Le motivazioni che hanno spinto a questo indirizzo si ricercano nel:
• Favorire lo sviluppo economico
• Permettere la libera circolazione del capitale
• Evitare la fuga dei capitali all’estero
• Attrarre gli investimenti di capitale estero
• Ridurre la disuguaglianza sociale
• Redistribuire la ricchezza
Per questo motivo, a livello internazionale, sono state reiterate varie raccomandazioni basate sulla politica fiscale dei singoli stati. Ricordiamo le più importanti:
• 2014 Commissione Europea – Tax policy challenges for economic growth and fiscal sustainability
• 2008 OCSE – con il famoso articolo accademico “Tax and Economic Growth”
• 2011 OCSE – Tax policy for economic recovery and growth
• 2014 FMI il Fondo Monetario Internazionale – con uno specifico Paper, una relazione dedicata
• 2018 FMI – Fiscal Monitor
• 2020 sempre il FMI – con una panoramica sulle questioni fiscali
I grandi economisti hanno dimostrato come le imposte sugli immobili frenano meno l’economia rispetto l’applicazione di aliquote marginali sulle fasce di reddito più elevate.
Di fatto, le imposte sugli immobili frenano meno rispetto le altre attività produttive e gli investimenti, incentivano le forme di investimento alternative con tassi di rendimento prospettici più elevati, si adattano al finanziamento degli enti locali, presentano un gettito relativamente meno volatile e più costante, in confronto al ciclo economico ed incidono maggiormente sulla popolazione più abbiente.
Per poter approfondire ulteriormente il tema dell’imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, è importante comprendere a pieno lo sviluppo della riforma del catasto. Con la legge numero 23 dell’11 marzo 2014, il Governo ha delegato il rinnovamento del sistema estimativo del registro degli immobili. La ristrutturazione è stata parzialmente attuata nel 2017, con l’accordo bipartitico tra Forza Italia e Partito Democratico. Per il completamento della riforma si deve però aspettare il 2019, quando, con la raccomandazione numero 10.165 del Consiglio, si è andato a normare il catasto, la quale struttura risaliva al 1939. È però il 20 febbraio 2020 quando la Commissione Parlamentare di Vigilanza completa il documento della riforma.
Una simulazione realizzata da Banca d’Italia e dall’ISTAT, teorizza che se si applicasse un’imposta patrimoniale del 5%, si otterrebbe un gettito stimato aggiuntivo pari a circa 216 miliardi. Da questa stima si evince che, per il primo 10% delle famiglie – divise per ricchezza – l’imposta straordinaria sarebbe di 14€, uguale allo 0,02% del gettito totale.
Diversamente, per le famiglie con una ricchezza mediana, l’importo sarebbe di 4.365€, mentre per il 10% delle famiglie con un patrimonio superiore ai 700.000€, quelle più facoltose, l’ammontare sarebbe di 35.882€, pari al 42,7% del gettito totale.
Qual è un altro tema centrale dell’economia del nostro paese? Proprio così, avete indovinato: è l’evasione fiscale, annualmente stimata attorno ai 109 miliardi dalla Commissione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I numeri che si possono evidenziare, nella tabella qui accanto, permettono di capire come sarebbe una nuova voluntary disclosure per far emergere tutto questo sommerso.
Esistono possibili strategie di difesa che si possono adottare per far fronte ad una tassa patrimoniale e ai vari inasprimenti fiscali?